Donne produttrici: il vino italiano al femminile 45| Silvia Imparato
Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Silvia Imparato
Silvia Imparato è nata a Salerno. Ha studiato a Salerno e poi a Roma. Nel 1972 si trasferisce con la figlia Gaia a Roma. Anni di grandi fermenti.
Affascinata dalla riforma Basaglia sulla malattia mentale, lavora per un breve periodo come segretaria in una clinica psichiatrica.
Nel 1977 una vacanza in Peru con una macchina fotografica segna l’inizio del suo perc:orso di fotografa e fotoreporter per Tuttoturismo, ma anche per Brava, Amica, Grazia, Gioia, l’Espresso, Panorama poi Marie Claire, Elle, Venerdi di Repubblica, l’Agenzia fotografica Grazia Neri.
Nel 1980 incontra ii fotografo Caio Mario Carruba di cui sara assistente fino al 1984.Nel 1985 apre uno studio di ritratti a Roma.
Lavora con Mondadori, Rizzoli, Conde Nast fotografando per queste case editrici personaggi della culture, della musica, del teatroIra cui: Valeria Moriconi, Arthur Miller, Alain Elkann, Alberto Bevilacqua, Francesca Sanvitale, Corrado Augias, William S. Burroughs, Danilo Kys, Lindsay Kemp, Cecilia Bartoli, Claudio Baglioni e molti altri.
In una sessions di ritratto resta colpita dalla passions di un giornalista americano per ii vino e le differenti culture e approcci rispetto al bere.
Nella stesso anno Silvia comincia a frequentare l’enoteca Roffi lsabelli di Roma partecipando a degustazioni di vini grandi e famosi, o piccoli e regionali.
In quelle occasioni si crea un gruppo di amici legato dall’interesse del vino che sara propulsore del cambiamento di vita di Silvia, tra questi un giovane Luca Maroni, Daniele Camilli, Lorenza Sebasti, lsao Miyajima, Ian d’Agata, e Riccardo Cotarella.
Comincia la storia di Montevetrano: la possibilita di cambiare la bella proprieta dei nonni, in una storia agricola al passo dei tempi con uno sguardo sul mondo, con ii lavoro di chi, nato a Montevetrano, sarebbe andato altrimenti a lavorare fuori.
L’ Azienda Agricola Montevetrano nasce ufficialmente nel 1994; l’anno successive, nel 1995 il vino Montevetrano di Silvia Imparato debutta sul mercato con l’annata ’93, in quell’occasione la rivista americana:”The Wine Advocate” a firma di Robert Parker scrive di Montevetrano come del “Sassicaia del sud”; si accendono i riflettori su Montevetrano e sulla Campania.
Nel 2000 si costruisce la nuova Cantina di Montevetrano nella sede attuale, il vino viene venduto in tutti i paesi del mondo e si arriva a una produzione di circa 30.000 bottiglie.
Nel 2011 per festeggiare i vent’anni di Montevetrano Silvia chiede a Riccardo Cotarella un nuovo vino che sia espressione del territorio e per aprirsi a un pubblioo piu ampio; nasce Core rosso, Aglianico in purezza.
Nel 2015 si aggiunge Core bianco, un blend di Greco e Fiano.
Silvia Imparato è continuamente intervistata dalla stampa nazionale e straniera per raccontare la sua esperienza di produttrice di Vino in Campania.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
Io ho iniziato quasi per gioco con l’idea di una piccola produzione per gli amici con Riccardo Cotarella il quale oggi è super noto ma che allora era un mio amico. Eravamo negli anni 80: 83, 82…
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?
I riferimenti degli inizi erano i grandi vini del mondo, grazie a degli incontri che avevo fatto nell’enoteca Roffi Isabelli di Roma. Era tempi veramente speciali per il clima di amicizia, gioco, cultura. Lì avevo degli amici che erano abituati a bere grandi vini, parlo di Petrus, parlo di vini che mi hanno dato subito la possibilità di un impatto particolare per capire cosa sono i grandi vini in termini di equilibrio, di definizione, di indimenticabile. Gli italiani di allora erano ad esempio Piemonte, Toscana. Quanta strada è stata fatta da allora! Oggi tute le regioni italiane fanno grandi cose.
Oggi il mio massimo piacere, proprio perché ci sono tanti, tanti vini, è la degustazione alla cieca, con tipologie e origine di vini diverse per un rapporto diretto con il proprio gusto senza quelle inevitabili proiezioni. È veramente qualcosa di straordinario
Qual è la tua firma stilistica?
Naturalmente il Montevetrano, nella tenuta di famiglia che con la sua profondità e complessità, nonostante i vitigni internazionali perché gioco di cuna scommessa nata al Roffi di Roma dove bevevamo vini bordolesi del ’59 prestigiosissimi come Lafite Rothschild, Margaux, Mouton. Eravamo molto emozionati e anche un po’ bevuti e con una provocazione spiritosa, io ho sentito la mia voce dire: “Se venite a Montevetrano mettiamo un po’ di Aglianico, quello che abbiamo, e faremo un vino come questo”. In ogni caso, il Montevetrano ha una forte identità territoriale nonostante i vitigni, come dicevo; con gli anni la percentuale di Aglianico è aumentata (oggi al 30%). Un vino non si può copiare, è frutto del territorio in cui nasce: è quelle vigne, quel cielo. Amo moltissimo questo vino che mi ha cambiato la vita e mi piace molto questo equilibrio tra potenza e raffinatezza.
Naturalmente, la professionalità di Riccardo Cotarella non ha bisogno – dopo 30 anni di apprezzamento – di avere ulteriori complimenti.
Come ti muovi in azienda in tema di sostenibilità, anche sociale?
L’ambiente non venga inquinato con fertilizzanti o uno sfruttamento eccessivo. Tuteliamo con molta responsabilità un ambiente che, naturalmente, è dotato di biodiversità. E socialmente penso di poter dire che con il nostro lavoro abbiamo davvero acceso una luce sulla straordinaria possibilità agricola del ns territorio. Mi riferisco agli inizia, quando abbiamo iniziato nel 84, ai primi anni 90 quando il Montevetrano non era un caso isolato, è che noi siamo usciti alla scoperta e ci siamo proposti in un mondo che era aperto, con un mondo che non andava avanti ma correva quindi con un confronto
Qual è/può essere il contributo della donna rispetto a queste nuove sfide?
Il ruolo della donna è manifesto e più che significativo negli ultimi decenni. Grandi differenze da quando io ho iniziato ad adesso. Un giro incredibile di produttrici, sommelier, manager, giornaliste, giustamente
Il ruolo della donna è adeguatamente riconosciuto nel nostro settore a tuo parere?
Questa domanda mi imbarazza, come dai movimenti del femminismo in poi. Anche io mi sono fatta strada quando son venuta da sola qui in campagna ad abitare, a vivere, a muoversi in un modo che era, come dire, sospetto in qualche maniera: cosa ci fa una donna giovane, piuttosto carina che voleva occuparsi di agricoltura però ci si fa strada. Ma oggi le donne sono tantissime cui mi rapporto per raffinatezza, per sensibilità, per tutta una serie di cosa che valgono non solo nel mondo ma per i loro stessi vini, per le loro caratteristiche direi. Un’altra innovazione che c’è stata, molto precisa, è che quando sono arrivata qui le donne avevano una paga diversa dagli uomini pur facendo le stesse cose. Appena ho iniziato a coinvolgere donne e uomini per imbottigliamento ho capito immediatamente questa storia. Però, la cosa inquietante è che le donne provavano imbarazzo nei confronti dei mariti ad avere la stessa paga, ti parlo del primo imbottigliamento, annata 91-92.
Mi imbarazza sempre questa differenza che però c’è, accidenti. Mi imbarazza perché per me esiste il valore della persona, il merito, non esiste maschio o femmina da sempre ma non è così generalmente, è vero. È una cosa su cui non riesco ad essere molto lucida.
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
Probabilmente c’è un aspetto burocratico, per fortuna non me ne occupo io direttamente ma sento e vedo le difficoltà che questo crea nella gestione. I vantaggi sono enormi. L’Italia ha una tale ricchezza dal punto di vista enologico con microclimi diversi. Una diversità che porta una ricchezza riconosciuta a livello mondiale ormai con risvolti diversi. Tanti produttori, nonostante le sfide di questo momento particolare, riescono a portare avanti una tradizione straordinaria di originale artigianale ma ormai ci sono tante forme di grande successo.
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 23| Valentina Abbona
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 24| Camilla Lunelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 25| Carolin Martino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 26| Marzia Varvaglione
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 27| Antonella Cantarutti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 28 | Marta Trevia
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 29| Pia Donata Berlucchi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 30| Nadia Zenato
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 31| Federica Boffa Pio
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 32| Chiara Condello
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 33 | Sabrina Tedeschi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 34| Marianna Annio
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 35| Laura Verdecchia
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 36| Milena Pepe
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 37| Silvia Tadiello
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 38| Le sorelle Cotarella
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 39| Albiera Antinori
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 40| Antonella Lombardo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 41| Roberta Ceretto
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 42| Daniela Adanti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 43| Valentina Carputo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 44| Arianna Occhipinti